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Emilia Perez

 

Regia: Jacques Audiard
Sceneggiatura: Jacques Audiard, Thomas Bidegain, Léa Mysius, Nicolas Livecchi
Interpreti e Personaggi: Karla Sofía Gascón: Juan "Manitas" Del Monte / Emilia Pérez; Zoe Saldana: Rita Mora Castro; Selena Gomez: Jessi Del Monte; Adriana Paz: Epifanía Flores; Édgar Ramírez: Gustavo Brun; Mark Ivanir: dott. Wasserman
Fotografia: Paul Guilhaume
Produzione: Page 114, Why Not Productions, Pathé, France 2 Cinéma, Saint Laurent Productions
Distribuzione: Lucky Red
Origine: Francia, 2024
Durata: 132 Min.

Il Regista
Jacques Audiard nasce a Parigi il 30 aprile 1952.  Figlio del regista e sceneggiatore Michel Audiard e di Marie-Christine Guibert, dopo aver abbandonato gli studi di Lettere entra nel mondo del cinema come montatore. All'inizio degli anni ottanta si dedica alla sceneggiatura, collaborando fra l'altro con il padre per il film Mia dolce assassina (1983), diretto da Claude Miller. Esordisce alla regia nel 1994 con il noir Regarde les hommes tomber, tratto dal romanzo Triangle di Teri White e interpretato da Jean-Louis Trintignant, Mathieu Kassovitz e Jean Yanne. Presentato nella Settimana internazionale della critica del 47º Festival di Cannes, il film conquista tre Premi César, fra cui quello per la migliore opera prima. La sua opera seconda, Un héros très discret (1996), di nuovo con Trintignant e Kassovitz, viene presentata in concorso al 49º Festival di Cannes, dove riceve il premio per la miglior sceneggiatura. Nel 2001 realizza Sulle mie labbra, con Emmanuelle Devos e Vincent Cassel, candidato a nove Premi César, tra cui miglior film e miglior regista, e vincitore di tre premi (migliore attrice, miglior sceneggiatura e miglior sonoro). Il suo quarto film, Tutti i battiti del mio cuore (2005), con Romain Duris, remake del film statunitense Rapsodia per un killer di James Toback, viene presentato in concorso al Festival di Berlino, dove riceve un Orso d'argento per la colonna sonora, e trionfa ai Premi César, vincendo otto premi (su dieci candidature), tra cui quelli per il miglior film e il miglior regista. La definitiva consacrazione arriva con Il profeta (2009), vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria del 62º Festival di Cannes e di nove Premi César, nonché candidato all'Oscar al miglior film straniero. E' del 2012 il bellissimo Un sapore di ruggine e di ossa, con Marion Cotillard. In occasione del 67º Festival di Cannes ha tenuto una masterclass aperta al pubblico durante la quale ha parlato della sua idea di cinema e del lavoro del regista. Nel 2015 vince la Palma d'oro al 68º Festival di Cannes con il film Dheepan - Una nuova vita. Seguono: I Fratelli Sisters (2018) e Parigi, 13mo Arrondissement (2021).

Sinossi
Manitas del Monte, feroce barone di un potente cartello messicano, ha deciso di cambiare radicalmente vita. Cresciuto in un contesto machista, patriarcale e criminale, ha soffocato per anni il suo essere profondo. Ma non è mai troppo tardi per diventare donna. Per realizzare il suo più grande desiderio, fa rapire Rita Moro Castro, giovane avvocato brillante al servizio di un grosso studio legale, più interessato a fare assolvere criminali che a servire la giustizia. Manitas recluta Rita per gestire transizione e futuro: simulare la sua morte con moglie e figli e ricominciare altrove. Poi Manitas diventa Emilia ma il passato fatica a passare come i rimorsi. Rientrata in Messico, cinque anni dopo, decide di riprendersi la sua famiglia e di restituire al suo Paese i corpi dei suoi martiri. Ma una questione di cuore tuonerà tempesta. 

Masculin/Féminin
La prova ulteriore della sua volontà di rinnovarsi con un gesto formale e assertivo mai visto prima. Sulla carta, la breve descrizione di Emilia Pérez lasciava forse un po' perplessi: a Città del Messico un pericoloso narcotrafficante si sogna 'princesa' e assolda un avvocato per una missione costosa e assolutamente sorprendente: trovare un chirurgo discreto che 'corregga' il suo destino. Il proposito è radicale ma più sottile di quanto sembri. E una canzone di apertura dopo, siamo travolti. Perché Emilia Pérez canta, danza, spara, ama, fa a pugni, arringa, abbatte, si batte, risorge e ripara per due ore e dieci senza tempi morti. È uno spettacolo che si reinventa continuamente, un film pieno e generoso, a fior di pelle, di un'empatia totale, di un humour feroce e un senso consumato del tragico. Le giunture saltano e Jacques Audiard mescola le carte con gli ormoni, raccontando i destini musicali di un temibile boss pentito e del suo alleato avvocato, arenata in un mondo di uomini. Cambiare sesso dunque ma anche natura perché Manitas diventa Emilia ed Emilia crea, con un gesto finalmente umano, un'associazione di beneficienza per ritrovare i corpi delle vittime che ha massacrato. Il film è attraversato dall'idea che la società possa auspicare un progresso morale smontando tutti i valori associati alla costruzione del maschile. E la questione della mascolinità è sempre al centro del cinema di Audiard, troppe volte definito "virilista". Eppure la virilità c'entra poco con lui, che si occupa degli uomini quando sono 'al tappeto'. È la crisi maschile che interroga con la questione dell'eredità e della trasmissione, la questione del debito da pagare o da cancellare per concedersi il diritto di avanzare. Regarde les hommes tomber, titolo del suo debutto, è diventato un vero manifesto cinematografico per Audiard, che, film dopo film, fa inciampare gli uomini - e pochissime donne - davanti alla sua m.d.p. Uomini fragili, persi, danneggiati, bestie ferite dai percorsi caotici. Uomini che cadono, che talvolta sprofondano (Un héros très discret) e qualche altra risorgono in un formidabile e violento racconto di formazione in prigione (Il profeta). Audiard affida sovente alle donne il ruolo di risollevarli. […] Come per il passato maschile di Emilia, Audiard deve liberarsi della gravità del primo per affrontare la levità del secondo, ma la tela di fondo del suo cinema resta il crimine e il musical non è mai al riparo dagli eccessi della violenza. (Marzia Gandolfi, mymovies.it, 20 maggio 2024)

Il mistero di Emilia Perez
Emilia Pérez è un film strano. Più che coraggioso, ambizioso, visionario o complesso, come spesso è il caso con le opere che ci giungono incoronate dai festival di cinema, è semplicemente bizzarro. D altronde, chiunque abbia visto un trailer o ne abbia sentito parlare non si aspetta che sia un film normale – su Wikipedia è definito un musical comedy crime”, e andrebbe aggiunta l etichetta LGBTQIA+. Ma è singolare anche la sua gestazione: una produzione francese ambientata in Messico con un cast ispano-americano. Appellandosi alla compassione di vittime e carnefici, Audiard affronta frontalmente il tema della violenza del cartello, con un misto di spudoratezza e di ingenuità spiazzante. Comunque, ora che la nazione sta guarendo dal suo cancro, che Emilia ha espiato i peccati della sua vita passata e che Rita ha coronato il suo sogno di adoperare il suo talento per il Bene, il film può tornare a preoccuparsi di ciò che gli interessa davvero: il ritorno dell amante della ex-moglie di Manitas e il loro piano di andarsene con i figli. È questo ciò che metterà in moto l epilogo del film, che alternerà litigi da telenovela a sparatorie. È difficile tirare le somme alla fine di Emilia Pérez. Si può provare a valutare le sue componenti, come la performance scoppiettante di Zoe Saldaña, quella più sottile e credibile di Karla Sofía Gascón, e quella affettata di Selena Gomez; oppure i numeri musicali (composti da Clément Ducol e Camille), se ancora ce li si ricorda, visto che oltre alle mise en scène variegate (e a qualche testo difficilmente dimenticabile, come la sopraccitata ode alla vaginoplastica) funzionano al massimo come intermezzo ma non come canzoni a sé stanti. Ma, nonostante gli sforzi, non si riesce a inquadrare il film nella sua interezza: impossibile vedere uno schema sotto al caos tonale e tematico, trovare una chiave che motivi le tante scelte assurde. (Luca Avigo, doppiozero.com, 23 gennaio 2025)

Capitale e Musical
Lontano da vagheggiamenti arthouse, popolare senza mai perdere di vista la propria forte identità, il cinema di Jacques Audiard è un oggetto a suo modo quasi inclassificabile, sempre proteso verso nuove sfide estetiche, come testimonia oltre ogni ragionevole dubbio proprio Emilia Pérez. […] sì, perché Emilia Pérez è un musical, con un gran numero di sequenze cantate e coreografate affidate a un cast in forma smagliante dominato da Zoe Saldana, Selena Gomez, e Karla Sofía Gascón […] Vagheggiando tratti almodóvariani – e dopotutto il collega spagnolo è un maestro nel riutilizzo degli stilemi della telenovela – Audiard pone la firma in calce a un opera libera, sempre in grado di spiazzare lo spettatore grazie a un fuoco di fila di trovate narrative, e che si permette anche di sollevare ragionamenti non di scarso interesse: sopra tutti la contrapposizione tra sistema corrotto dal Capitale e morale sottoproletaria. Un tema, quest ultimo, che più ancora che nella protagonista Emilia Pérez trova riscontro nel personaggio di Rita, l avvocata interpretata da Zoe Saldana, […]. Audiard affronta questo mélange di ipotesi narrative con uno stile furibondo, eccessivo ma mai kitsch, di grandissima potenza espressiva e sempre centrato nel senso di ciò che sta mettendo in scena. I numeri musicali sono tutti di alto livello, così come le coreografie mai banali, e l ultrapop pare vestire con naturalezza lo sguardo di Audiard, che si lascia prendere la mano e mette in scena un po di tutto, da scene d amore appassionate a manifestazioni di massa, da sparatorie a inseguimenti in macchina. Quel che ne viene fuori è un lavoro straniante, sorprendente, divertente, e in grado di appassionare anche lo spettatore più refrattario. L evoluzione di Manitas/Emilia Pérez da brutale criminale a personificazione stessa della Madonna lascia senza fiato, tra un colpo di scena e l altro, e ricorda come il cinema possa ancora unire l intrattenimento più basico con delle forme di linguaggio difformi, e non di mera prammatica.
(Raffale Meale, cinemapasubio.it)

(Scheda a cura di Mathias Balbi)




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