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La Trama Fenicia

(The Phoenician Scheme)

Regia: Wes Anderson
Sceneggiatura: Wes Anderson, Roman Coppola
Interpreti: Benicio Del Toro, Tom Hanks, Steve Park, Scott Shepherd, Willem Dafoe, F. Murray Abraham, Carmen-Maja Antoni, Mattia Moreno Leonidas
Fotografia: Bruno Delbonnel
Montaggio: Barney Pilling
Musica: Alexandre Desplat
Produzione: American Empirical Pictures, Indian Paintbrush, Focus Features, Studio Babelsberg
Distribuzione: Universal Pictures
Origine: USA, 2025
Durata: 101’

Il Regista
Wes Anderson (Wesley Wales Anderson) è un acclamato regista, sceneggiatore e produttore statunitense, noto per il suo stile visivo unico e immediatamente riconoscibile. Nato a Houston, Texas, l'1 maggio 1969, ha sviluppato fin da giovane una passione per il cinema. 

Carriera e Stile stato successivamente adattato in un lungometraggio omonimo nel 1996. Anderson ha poi consolidato la sua reputazione con una serie di film cult: 

  • Rushmore (1998)
  • I Tenenbaum (2001)
  • Il treno per Darjeeling (2007)
  • Fantastic Mr. Fox (2009)
  • Grand Budapest Hotel (2014) 

Lo "stile andersoniano" è un marchio di fabbrica caratterizzato da: 
La sua carriera ha avuto inizio con il cortometraggio Bottle Rocket (1992), che è

  • Simmetrie e inquadrature centrate
  • Colori vivaci e una palette cromatica distintiva
  • Profondità di campo
  • Scenografie e costumi curati maniacalmente
  • Narrazione strutturata in capitoli o atti
  • Personaggi eccentrici e malinconici, spesso interpretati da un cast ricorrente (tra cui Bill Murray, Owen Wilson, Adrien Brody) 

Anderson ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui diverse candidature all'Oscar, e il suo lavoro è amato per la sua capacità di creare mondi coerenti e affascinanti che mescolano humour e pathos. Il suo film, Asteroid City, è uscito nel 2023, La Trama Fenicia è del  2025.

Sinossi
Anatole «Zsa-zsa» Korda, magnate quasi immortale, colleziona nemici e incidenti aerei, a cui sopravvive a dispetto dei suoi sabotatori. In un clima da predazione capitalistica e di morte prossima, Korda mette in ordine i suoi affari e decide di lasciare la sua immensa fortuna a sua figlia, novizia imperturbabile, con pipa e rosario, a un passo dai voti. Salvo che il nostro ha altri nove figli, tutti maschi, che non ha il tempo o il desiderio di amare. La presenza di Liesl, che accetta il lavoro di ereditiera provvisoria nel tentativo di identificare l'assassino di sua madre, cambierà le carte in tavola e il destino di un padre imbarcato in un rocambolesco progetto industriale.

Commedia elegante
La trama fenicia è un’elegante commedia, sapientemente cinefila, che irride il capitalismo americano degli anni ’30 ma con una ferina strizzatina d’occhio alla politica americana di quest’ultimo decennio. Il magnate Zsa Zsa Korda (Benicio Del Toro), con un nome che è una crasi cinephile tra l’appariscente attrice Gábor e il  letterario e avventuroso regista Zoltan Korda, rievoca ironicamente la spietatezza speculativa (anche nell’ambito della possessione di opere artistiche) del Charles Foster Kane di Quarto potere (Citizen Kane, 1941) di Orson Welles. Ed è ugualmente un rimando al resistente industriale Howard Hughes, sopravvissuto realmente al mortale incidente dell’aereo che stava pilotando. Il rimando a Quarto potere si palesa anche con il personaggio interpretato da Tom Hanks, chiamato Leland come il miglior amico di Kane. Oltre a questo marcato richiamo cinematografico, ci sono poi anche disseminate citazioni rielaborate di Narciso nero (Black Narcissus, 1947) di Powell e Pressburger, e Lawrence d’Arabia 
(Lawrence of Arabia, 1962) di David Lean.
(Roberto Baldassarre, CineCriticaWeb)

Una via di fuga ?
Imprigionato nel suo stesso universo,  Anderson sa perfettamente di né potere né volerne venire fuori. Con La trama fenicia ha provato a sondare la sua controparte, quella attirata dalla ricchezza e sospesa su una continua sensazione di morte e caos (in fondo anche qui talvolta la camera si muove in modo folle e i dialoghi s’accavallano), opponendovi non più l’arte e nemmeno la religione (ché in fondo Leisl impiega poco a rinunciare alla promessa dei suoi voti…), ma la possibilità di una via di fuga nella politica (l’arte della contrattazione, in fondo, può portare al sacrificio) e soprattutto nella distruzione del suo stesso mondo a mo’ di maquette (qui letteralmente distrutto dall’acqua, come in Metropolis…) e nell’idea timidamente rivoluzionare di ricominciare dal basso…
(Roberto Manassero, Cineforum)

Narrazione essenziale
Wes Anderson sembra, nel suo ultimo lavoro, rinunciare a molti orpelli stilistici, alla densità visiva e al citazionismo dei suoi film, per creare una narrazione più essenziale che mantiene inalterato il suo stile visivo, ma che lo epura dai suoi rivoli più estrosi per renderlo più semplice e schematico. Un cambiamento che non è necessariamente negativo, e che risponde, forse, al bisogno di operare una modifica e di sperimentare con la sottrazione, che però, si sovrappone ad un intreccio che risulta sottotono, in cui le relazioni e le emozioni dei personaggi faticano a emergere e farsi strada nel cuore dello spettatore.
Anderson sicuramente non mira a mettere in scena una critica della società capitalista, ma del suo opus questo è il film in cui risuonano maggiormente gli echi della situazione politica ed economica globale, dalla ricchezza senza fondo dei magnati delle armi alle mire colonialiste e lo sfruttamento di Paesi terzi. Elementi che La trama fenicia riprende e rielabora, strizzando l’occhio al genere del film di spionaggio, ma abbandonando qualsivoglia implicazione realistica, come dimostra il finale, che sancisce un lieto fine che lascia la consapevolezza agrodolce della sua irrealizzabilità ma anche della sua auspicabilità al di fuori della finzione scenica.
(Benedetta Mastronardi, Cinefilia Ritrovata)


Puzzle narrativo
L'armonia delle sue simmetrie, la colorimetria che esclude i bianchi squillanti e i neri profondi, il giallo, che qui come in Grand Budapest Hotel o Fantastic Mr. Fox gli permette di enfatizzare un'epoca e di correggere la gioia o il calore che gli viene spontaneamente attribuito, la teatralizzazione del cinema, la tipografia - cartelli di lettere disegnate, calligrafate o cucite -, i paesi immaginari e lo spirito rétro, che non contempla cellulare e intelligenza artificiale, ci fanno rimpiangere ancora una volta di non avere abbastanza occhi per divorare tutta la bellezza, le invenzioni, i momenti sospesi.
La trama fenicia è uno strano viaggio in un deserto andersoniano sorprendentemente pieno, una favola anticapitalista che ha il suo centro nevralgico nella relazione padre-figlia. Una coppia dal debutto incerto, dove la fiducia si guadagna dolcemente e il carattere passa tutto dai costumi disegnati da Milena Canonero. La loro dualità si esprime in un'opposizione franca, abiti eleganti dai motivi complessi per Benicio del Toro, superbo e minerale, e abito religioso e bianco rigoroso per Mia Threapleton,
contaminato progressivamente dagli accessori di lusso offerti da un padre impossibile. Le trame gessate delle stoffe di Korda prolungano quel puzzle narrativo che sembra diventato la principale ossessione di Wes Anderson.
(Marzia Gandolfi, myMovies)

(Scheda a cura di Paolo Filauro)




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