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VERMIGLIO

 

Regia: Maura Delpero
Sceneggiatura: Maura Delpero
Interpreti e Personaggi: Giuseppe De Domenico: Pietro Riso; Martina Scrinzi: Lucia Graziadei; Tommaso Ragno: Cesare Graziadei; Roberta Rovelli: Adele, moglie di Cesare; Orietta Notari: zia Cesira; Patrick Gardener: Dino Graziadei
Fotografia: Michail Kričman
Produzione: Cinedora, Rai Cinema, Charades Production, Versus Production
Distribuzione: Lucky Red
Origine: Italia, Francia, Belgio, 2024
Durata: 120 Min.

La Regista
Maura Delpero nasce a Bolzano il 3 ottobre 1975.  Studia lettere all'Università di Bologna ed a quella di Parigi-Sorbona nonché drammaturgia a Buenos Aires. Dopo gli studi insegna italiano in alcune scuole superiori di Bologna. Agli inizi degli anni duemila, dopo aver lavorato come assistente al suono in Bangladesh per il film Le ferie di Licu, firma la sua prima regia nel 2005 con il mediometraggio documentario Moglie e buoi dei paesi tuoi. Four tracks from Ossigeno, cortometraggio sullo spettacolo Ossigeno del Teatrino Clandestino, è finalista al Premio Riccione TTV 2008. Il suo primo lungometraggio, il documentario Signori professori vince il premio UCCA-Venti Città e il premio Avanti! al ventiseiesimo Torino Film Festival. Nel 2010 la sceneggiatura del mediometraggio Nadea e Sveta riceve la menzione speciale al Premio Solinas. Il film vince il Premio Cipputi al trentesimo Torino Film Festival e viene nominato nella cinquina finalista dei David di Donatello 2013. Hogar, Il suo progetto per un lungometraggio di finzione di coproduzione italo-argentina, è uno dei dieci selezionati per la Script Station della Berlinale 2015. Il film è stato presentato con il titolo Maternal nella Competizione Internazionale del 72. Locarno Film Festival, dove ha vinto quattro premi.      È stato acquistato da diversi Paesi tra cui USA, Germania, Argentina e Francia dove, alla sua uscita, è stato nominato dalla stampa Miglior film della settimana”. Nel 2020 Kering e il Festival di Cannes assegnano alla regista il Women in Motion Young Talent Award. Nel 2024, all'81ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ha vinto il Gran premio della giuria per il film Vermiglio di cui il 24 settembre dello stesso anno viene candidato per rappresentare l'Italia ai Premi Oscar del 2025

Sinossi
Lucia, Ada e Flavia sono le tre figlie femmine della famiglia Graziadei che ha contato dieci nascite, non tutte purtroppo andate a buon fine, come succedeva nell'Italia rurale all'epoca della Seconda Guerra Mondiale. I Graziadei vivono nella frazione trentina di Vermiglio, in una casetta in mezzo ai campi e alla neve dei lunghi inverni di montagna. Il capofamiglia è un maestro elementare che si sforza di insegnare ai suoi studenti non solo ad esprimersi in un italiano corretto invece del dialetto che tutti (compresi i Graziadei) parlano a casa, ma anche ad aspirare a qualcosa di più bello e più alto della fatica quotidiana. Quando i Graziadei ospitano un soldato siciliano che ha disertato l'esercito si innesca una reazione a catena che l'unità famigliare dovrà gestire, e che si svilupperà lungo le quattro stagioni dell'ultimo anno di guerra.

Un microcosmo
Delpero e i suoi personaggi (si) raccontano con la calma e l'apparente semplicità di un tempo e uno schema di relazioni domestiche ben codificate dal costume sociale e dall'abitudine, ma sempre in procinto di aprire il fianco al nuovo, e non sempre al meglio. Così Lucia, la bella figlia maggiore dei Graziadei, catturerà le attenzioni di Pietro il disertore, Ada cercherà di controllare pulsioni sessuali segrete che la indirizzano verso Virginia, la ribelle di Vermiglio, e Dino, il figlio maggiore osteggiato dal padre, alternerà la dolcezza verso i fratelli e la madre allo scarso impegno a scuola e alla propensione ad affogare le sue frustrazioni nel vino. Quello che Delpero descrive è un piccolo mondo antico ancora riconoscibile ma già lontano nella sua gentilezza, nel suo calore famigliare e nell'afflato educativo del padre, pur condito di eccessiva severità e di quel pragmatismo che gli fa escludere dal proseguimento degli studi Ada, volenterosa ma non “portata". Delpero sa sempre dove posizionare la cinepresa per catturare in modo pudico e olistico la vita di questo microcosmo domestico e agreste, ottenendo da tutti gli interpreti (sotto il coaching sapiente di Alessia Barela), compresi i bambini più piccoli, recitazioni spontanee e profondamente credibili (un unicum nel cinema italiano contemporaneo), e uniformando la maggiore esperienza di Tommaso Ragno (efficacissimo nel ruolo del padre) o Sara Serraiocco con quella del resto di un cast scovato fra le montagne del Trentino Alto Adige. […]. Ognuno a Vermiglio "ha bisogno del suo cielo" anche quando le circostanze non sembrano dargliene diritto, e cerca un po' di "cibo per l'anima", che sia un disco o un mazzo di fiori, un bacio rubato o uno sguardo carico di desiderio; ognuno incontra ostacoli e dinieghi ingiusti; […] Delpero restituisce centralità ai corpi e ad una sessualità che sfugge al controllo sociale e che si esprime soprattutto attraverso le donne, anche se gli uomini restano "il timone del carro". E agli spettatori riserva il privilegio di seguire passo passo il suo racconto, assaporandone il gusto e annusandone gli odori, godendosi la musicalità di un dialetto montanaro e i suoi vocaboli desueti, il calore di una tazza di latte fra due mani giunte o di tanti corpi giovani assembrati in una sola stanza e un letto, anche posizionandosi testa e piedi. (Paola Casella, mymovies.com, 2 settembre 2024)

Storia familiare in chiaroscuro
Rappresentando il passato senza ricorrere a stereotipi o impartire facili morali, Delpero ricostruisce una storia familiare con personaggi in chiaroscuro, in cui nessuno sconto viene fatto alla cultura tradizionale. Lo fa attingendo ai racconti della sua famiglia e ad alcuni ricordi d infanzia, ma anche tramite una ricerca storica e antropologica sulle culture popolari, la cui accuratezza emerge chiaramente nel corso del film. […] Descrivendo il proprio processo creativo, Delpero fa riferimento alla capacità di mettersi in ascolto del proprio inconscio” e alla potenzialità della cinematografia, strumento quasi onirico, di far emergere quegli aspetti dell incosciente che altrimenti non passerebbero il filtro della razionalità. Un affermazione che solo in apparenza cozza con il risultato di una pellicola meditata in ogni dettaglio: sonoro, visivo, di sceneggiatura e di recitazione. Tutti gli strumenti sono piegati a costruire una poetica della presenza, che fa sprofondare lo spettatore nello spazio e nel tempo di casa Graziadei. E se è vero che le percezioni uditive agiscono sulla nostra psiche in maniera più profonda e istintiva rispetto alle immagini, non stupisce che la regista abbia lavorato con grande cura proprio sul sonoro. Nell epifania della vecchia Vermiglio, prima delle immagini, arrivano infatti i rumori. La prima sequenza si apre con un respiro pesante, uno scroscio ritmico e uno chiocciare di galline. Solo successivamente compare una giovane donna che munge una vacca. La camera da presa si sposta sul viso di lei, che ci appare di scorcio, vicinissimo alla pancia dell animale. Lo scroscio proviene dalla cascata di latte nel mastello. A questa stalla manca solo l odore: per il resto percepiamo in pieno quella promiscuità tra uomo e animale che era vita quotidiana per i nostri bisnonni e che oggi ci appare tanto lontana.(Maria Scermino, doppiozero.com, 10 ottobre 2024)

Campi di battaglia
Secondo film italiano in concorso, Vermiglio di Maura Delpero in qualche modo parte dalla stessa posizione di Campo di battaglia raccontando le conseguenze della guerra - in questo caso la Seconda guerra mondiale - all'interno di un nucleo ristretto di persone. Se nel film di Gianni Amelio il conflitto veniva narrato dalla prospettiva dei militari ricoverati in un ospedale del nord-est, Vermiglio adotta lo stesso criterio, spostando però lo sguardo in uno spazio altrettanto chiuso ma rappresentativo della società civile, con il titolo del film che riprende il nome del paese montano in cui si svolgono i fatti raccontanti dalla regista bolzanina. […], Vermiglio sposta il suo interesse sui meccanismi che regolano i rapporti interpersonali tra la gente del paese e all'interno di una delle sue famiglie al fine di mostrare quanto la sovrastruttura vigente, costituita dall'insieme di abitudini e tradizioni sociali e religiose, finisca per avere il sopravvento sui comportamenti naturali dell'essere umano e, soprattutto, sulla sua dimensione sentimentale e affettiva. Da una parte c'è la scuola e, dunque, la fiducia sulle sorti normali e progressive che il maestro, interpretato magnificamente da Tommaso Ragno, porta avanti come una vera e propria missione; dall altra, attraverso l esperienza della moglie e dei numerosi figli che compongono la sua famiglia, vi sono le credenze (soprattutto religiose), con la superstizione, i riti e le leggi non scritte destabilizzate dalle conseguenze del matrimonio tra Lucia e Pietro, destinato, per gli esiti che lo spettatore avrà modo di vedere, a far saltare il banco portando alla luce le radici di una società iniqua quando si tratta di distribuire eguali diritti tra uomini e donne. (Carlo Cerofolini, ondacinema.it, 2 settembre 2014)

(Scheda a cura di Mathias Balbi)

 




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